Ci sono diversi modi per lavorare da remoto. Quando si sceglie di intraprendere questa strada, è anche giusto informarsi su quali tipologie di contratto possiamo fare affidamento. Si può aprire una propria partita iva ed essere freelancer, oppure si può cercare un’azienda che ci assuma, quindi rimanendo dipendenti.
Nel secondo caso, al momento in Italia, esistono due tipi di “contratti”.
Il primo è sicuramente quello del telelavoro che ha delle differenze con il tanto sentito “smart working”. La cosa principale è che nel telelavoro, la sede del lavoro viene spostata al di fuori dell’ufficio aziendale ma ha una base fissa, per esempio la casa. Quindi impone comunque un vincolo di luogo. L’indirizzo viene segnalato all’interno del contratto, bisogna attenersi agli orari aziendali ma si ha una tutela in più sul luogo.
Il secondo, entrato negli ultimi anni con la pandemia, è lo smart working. In realtà non si tratta di una vera e propria tipologia di contratto, ma una modalità di esecuzione del lavoro, un accordo aggiuntivo al contratto che già si ha. In questo caso non si ha vincolo di luogo, si è flessibili e non è necessario segnalare l’indirizzo preciso. Si può lavorare dalla propria casa, dal bar o da un co-working. L’aspetto negativo è che potrebbe avere un periodo di validità che può essere prorogato o eliminato dall’azienda.
Le fonti di queste informazioni arrivano da un colloquio con un commercialista e dal sito del governo italiano.